07/05/2016 in mostra

Candido Pasquali – La figura tra spazio e tempo


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“Una sedia parla al tuo animo, una pietra parla al tuo cuore, un oggetto
qualunque possiede una sua vitalità. Lascia che questa si esprima, stabilisci con gli oggetti un colloquio, un rapporto e ciascuno di essi ti risponderà, interagirà con te nei modi più svariati. Impadronisciti degli oggetti, deformali, ruotali, frazionali in mille articolazioni che rappresenterai con il tuo linguaggio espressivo e che assocerai a piani diversi. Ogni cosa si relaziona al mondo che la circonda. Se noi la interroghiamo con sensibilità, curiosità e attenzione, essa ci suggerisce mille idee e infinite divagazioni formali. Con la nostra fantasia possiamo insomma liberare gli oggetti dall’apparente inerzia e farli vivere su una tela, su un foglio …”
(Candido Pasquali,1960 circa)
Questo breve appunto di Candido Pasquali contiene, in nuce, la sua impellente esigenza di riconoscere anche nelle cose più semplici un senso di ineludibile soggezione alla metamorfosi. Ancora tuttavia non si intravedono le trasposizioni degli oggetti in spazi spettrali dominati da piani alieni, che alla fine della sua vita sembrano condurlo a conclusioni estreme. Per Candido Pasquali non esiste conoscenza senza “oggetto” e l’oggetto esiste solo se collocato in una dimensione spazio temporale. I soggetti raffigurati, quelli che ci attorniano e ci rassicurano con la loro familiarità, confortandoci con certezza semantica, siano essi frutta, animali, utensili, persone, vengono investiti da piani cromatici in stato di continue casuali fratture e collisioni che li sezionano, li incidono, li dividono, li analizzano, anche spietatamente. Spesso le textures utilizzate nel definire i piani fanno pensare a impassibili procedure di omologazione dettate da monotoni protocolli, di cui non conosciamo l’origine perché provenienti da altri luoghi.
Tuttavia, ostinatamente, permane il miracolo della vita la quale, anche nelle sue forme più umili (i legumi, la vite, la spiga …), continua a mostrare il suo caparbio spirito con il variegato riproporsi in magistrali arabeschi, in forme sempre fertili e rifiorenti.
Questo è forse il fascino profondo delle composizioni di Candido Pasquali, in cui emerge il solitario, originale tentativo di coniugare sincretisticamente, specie nell’ultimo periodo, temi astratti con presenze figurative realistiche. Ci aiuta a individuare l’originalità di Candido Pasquali la sua scelta dell’incisione su materiale resiliente (linoleum) che, privo di venature o corrugazioni, consente al torchio soltanto stesure di inchiostro omogenee e quindi piani di colore saturo, neutro. Questa tecnica, unita all’uso di bulini e scalpelli a sezioni ampie, annulla ogni presenza chiaroscurale e sigla il suo stile con drastiche scansioni oppositive. L’artista si esprime con contrasti inesorabili dove il bianco è pieno, se il nero è immateriale, mentre il nero è materia, solo se il bianco è il vuoto, il nulla. La mostra espone 50 opere tra cui oli, tempere e incisioni, oltre ad alcune sculture, appunti grafici, matrici xilografiche e materiale documentale.