Come tutti i grandi personaggi anche il nostro Fabroni ritenne indispensabile al proprio rango e del proprio nome comporre una biblioteca di eminente qualità.

Era, quella del cardinale, una biblioteca come l’esigeva il secolo, rappresentativa di ogni branca del sapere una biblioteca che pur di carattere spiccatamente religioso, copriva tutti i rami dello scibile, costituendo un importante spaccato di un periodo storico e della sua cultura.

Nella Donazione il Fabroni parla esplicitamente della specificità delle sue collezioni. Le materie dei suoi circa settemila volumi, dei quali duemilaquattrocento in folio, circa duemila in quarto e i restanti in altri formati, erano la teologia scolastica, morale e dogmatica, la storia ecclesistica ma anche quella profana, la geografia, la filosofia , la matematica , la filologia e “ogni altra sorte di varia erudizione sacra e profana”i

La parte più cospicua della raccolta restava sempre quella a carattere religioso ed è ovvio visto che i temi di natura religiosa erano i più trattati in una Roma post-tridentina dove le principali controversie teologiche avevano i loro nodi e riflessi fondamentali, ma nella biblioteca del cardinale era possibile consultare molti testi di letteratura classica e contemporanea, le opere di storia, ma anche quelle di scienze naturali e di medicina.

Non deve stupire la presenza di opere scientifiche in una raccolta di un ecclesiastico. Nonostante a Roma la ricerca teologica fosse l’argomento maggiormente trattato, negli ambienti più aperti della città si era venuta affermando una cultura scientifica e ad esempio lo stesso Francesco Barberini fu tra coloro che mantennero relazioni con scienziati come Galileo e Giovanni Battista Doni. Nel suo palazzo alle Quattro Fontane celebrità straniere anche se non cattoliche venivano ricevute e favorite nei loro studi e qui d’altronde che nacque la prima Accademia Romana.

Abbiamo potuto notare che lo stesso Fabroni era un frequentatore di circoli colti e che era un uomo che rivestì numerosissimi incarichi di prim’ordine; un uomo di ampie vedute che aveva bisogno di spaziare tra argomenti e testi più vari.

Uno dei pregi maggiori della Fabroniana sta però nella conservazione, pressoché integrale, dell’archivio e della biblioteca di un eminente uomo di Chiesa. In biblioteca è raccolto un ricco patrimonio di documenti e testi su le controversie religiose che, nel corso del ‘700, agitarono il mondo religioso.

Questo materiale costituisce una delle peculiarità della biblioteca e nel suo insieme è l’espressione di quel clima di netta contrapposizione dottrinaria creatosi in Europa tra mondo cattolico e paesi protestanti.

Svanita ormai, per il papato, ogni possibilità di recupero delle posizioni del cattolicesimo nei paesi riformati, la Chiesa concentrò le sue energie nell’analisi di quelle posizioni teologiche che dall’interno rischiavano di aprire un pericoloso varco all’idee d’oltralpe. Nonostante il controllo ecclesiastico cercasse di arrestare la diffusione delle idee e dei testi ritenuti pericolosi, a Roma non si ricreò il clima oscurantista post-tridentino e la città, visse un momento di intensa e vivace attività culturale. Nobiltà e clero aprirono i loro salotti ad intellettuali e viaggiatori stranieri che arrivavano a Roma attirati da un patrimonio artistico e storico unico al mondo. Dalla penisola giungevano poi, giovani cadetti della nobiltà di provincia animati dalla speranza di una brillante carriera ecclesiastica e eruditi pronti a fare della cultura una professione, sotto la protezione di un principe o di una cardinale. In città proliferarono circoli e accademie e si sviluppò un mercato librario, attento alle novità.